Il significato e le prospettive delle mobilitazioni di strada

 


9. Quali sono le sfide che hanno di fronte la classe lavoratrice, le organizzazioni popolari e i partiti di sinistra?


Le sfide sono molte. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza della natura di queste manifestazioni e andare
tutti per le strade, contendere cuori e menti dei giovani alla destra, per politicizzare questa gioventù che non ha
esperienza di lotta di classe. Poi, la classe lavoratrice deve muoversi, andare in strada, manifestare nelle
fabbriche, nei campi, nei cantieri, come direbbe Geraldo Vandré. Far sentire le sue richieste per risolvere i
problemi concreti della classe, dal punto di vista economico e politico.
Dobbiamo prendere l’iniziativa di mettere all’ordine del giorno il dibattito nella società e esigere l’approvazione
del progetto della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore; esigere che le priorità, negli investimenti
pubblici, siano la salute, l’educazione, la riforma agraria. Ma per questo il governo deve tagliare gli interessi e
spostare risorse dal superavit primario; quei 200 miliardi che ogni anno finiscono nelle mani di soli 20.000
ricchi, che vivono di rendita, creditori di un debito interno che non abbiamo mai contratto; bisogna spostare
questi soldi verso investimenti produttivi e sociali.
Approvare in regime di urgenza, in modo che vada in vigore dalle prossime elezioni, una riforma politica di
grande respiro, che come minimo istituisca il finanziamento pubblico della stessa campagna, il diritto alla revoca
dei mandati e plebisciti popolari auto-convocati.
Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che che torni a riscuotere l’ICMS[4] <#_ftn4> sulle esportazioni
primarie, penalizzi la ricchezza dei ricchi e alleggerisca le imposte dei poveri, che sono quelli che pagano di più.
Abbiamo bisogno che il governo sospenda le aste pubbliche del petrolio e tutte le concessioni di privatizzazione
delle miniere e di altre aree pubbliche. Non serve molto applicare tutte le royalties del petrolio in educazione, se
le royalties rappresenteranno solo l’8% della rendita del petrolio e il 92% andrà alle imprese transnazionali che
otterranno il petrolio nelle aste!
Una riforma urbana strutturale, che torni a mettere al primo posto il trasporto pubblico, di qualità e a tariffa zero.
E’ già stato dimostrato che non è troppo caro nè difficile istituire il trasporto gratuito per le masse delle capitali.
E controllare la speculazione immobiliare.
E infine, dobbiamo utilizzare e approvare il lavoro della Conferenza nazionale della comunicazione, ampiamente
rappresentativa, il progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Per farla finita con il monopolio della Globo e perchè il popolo e le sue organizzazioni popolari abbiano un ampio accesso alla comunicazione,
possano creare i propri mezzi di comunicazione, con risorse pubbliche. Ho sentito da diversi movimenti della
gioventù che stanno organizzando le manifestazioni, che forse questa è l’unica bandiera che unifica tutti:
Abbasso il monopolio della Globo!
Ma queste parole d’ordine avranno risonanza nella società e eserciteranno pressione su governo e politici
soltanto se si muoverà la classe operaia.

 

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