20 luglio - incontro con indiso Jenipapo Kanindè

radici manjocaAd una trentina di chilometri a sud di Fortaleza si trova un’aldeia degli indios Jenipapo Kanindè. Questa tribù vive ai margini del Lago da Encantada, nel Municipio di Aquiraz.
Arriviamo all’ora di pranzo nella pousada gestita dal figlio della “caiscira pichena”, la capo tribù. Nella casa della caiscira pichena tutti sono occupati, grandi e piccoli. C’è chi sta pranzando, alcune ragazzine stanno facendo il bucato, altre donne stanno pelando le radici di manjoca, anche i bambini più piccoli aiutano a pelare le radici sotto la tettoia. Una ragazzina sta facendo la doccia ad uno dei piccoli indios, vicino a noi nel cortile.
caiscira pichenaDopo un po’ arriva la capo tribù, una donna anziana dallo sguardo fiero, che si ammorbidisce man mano che parla con noi dei suoi progetti per costruire una pousada nuova ma, dai costi impossibili da sostenere per la loro economia. Il figlio ne ha messa in funzione una, riammodernando un po’ una vecchia scuola che la comunità ha ceduto, per poter ospitare i turisti. La religione degli indios si ispira alla natura, terra, acqua, fuoco e aria, ma altre religioni si sono insinuate nella loro originale credenza, così che alcuni degli appartenenti alla tribù seguono la chiesa evangelica altri quella cattolica e contemporaneamente partecipano ai riti tradizionali, come il “Torè”.

indios toreindios tore2Il Torè è il fulcro dei loro riti ispirati alla natura, danze, ritornelli che si ripetono e cambiano variando tono di voce, i passi ritmati ora lenti ora veloci ma sempre in cerchio, possono continuare anche per ore.
La caiscira pichena ci racconta della sua famiglia, è preoccupata per la sopravvivenza della sua tribù, poiché i giovani spesso se ne vanno in altri Paesi, sposano persone di altra provenienza etnica, diluendo così la loro identità. I giovani con naturalezza partecipano al Torè e poi, tolti gli abiti da cerimonia, usano il computer ed i telefonini. Sacro e profano, antico e moderno si mescolano rapidamente, sapranno conservare la loro originalità e la memoria?
europei barbariDue giovanissimi indios ci hanno presentato il museo della loro storia con una capacità incredibile, un entusiasmo vero, un orgoglio profondo per le loro origini. Il sogno della capo tribù è quello di veder riconosciuto e registrato ufficialmente il loro territorio. Questa foto è esposta nel museo.
Un cartellone appeso al muro del museo suona come un severo rimprovero nei confronti degli europei che vengono definiti barbari, avidi di ricchezza, invasori e distruttori del loro mondo, della loro armonia con natura, della loro identità.

 

Rete Tucum Logo

finestra-donazione

Proposta di soggiorno