Diario di bordo - Viaggio etico Rete Tucum - Brasile

Il seguente documento è il diario di bordo di Maria Assunta Gubert di Trento, scritto in occasione di un viaggio dedicato alla Rete Tucum di circa 10 giorni svolto nel 2012.

gruppo

 


 13 luglio 2012 - Arrivo e accoglienza a Fortaleza


(Inserto scritto il 22 ottobre a Trento: dopo un lungo viaggio areo da Milano a Fortaleza dove ci hanno accolti Magella e Fatinha, siamo andati nel Centro di formazione dell’MST. Il tempo di sistemarci nelle stanze, una doccia, un breve riposo e poi la cena. Erano venuti a salutarci i vari responsabili e partecipanti ai progetti promossi e sostenuti anche dall’associazione Tremembè. Stanchi del viaggio e pieni di sonno abbiamo comunque iniziato subito il nostro percorso di incontri e confronti con le realtà locali. (Ma perchè non ci hanno lasciato andare subito a dormire? E’ iniziata da subito la mia carenza cronica di sonno durata, poco o tanto, tutto il viaggio).

Durante l´incontro con Nene´, responsabile nazionale del Movimento dei Sem Terra dello Stato del Ceara al Centro di Formazione MST di Fortaleza, emergono alcune riflessioni e constatazioni. L´MST e´diminuito nel numero di aderenti ora che c´e´ un “governo amico”, si ottengono meno risultati perche´ risulta sempre piu´difficile scontrarsi e lottare con forza se la controparte non e´considerato “nemico”.
Paradossalmente quindi si ottiene di piu`se nei confronti del governo non ci sono rapporti di amicizia o comunanza di indirizzo politico.
E´ presente all`incontro anche Manuel “coordinatore” che alla domanda di Armando sul tipo di rapporti che ci sono con il Município di Fortaleza, risponde che si parla tanto, si fanno incontri e promesse ma poi non si conclude nella concretezza con fatti, questo conferma quanto detto sopra.




14 luglio - accampamento urbano di Fortaleza 

accampamento urbano fortaleza

Con Valeriana, abbiamo visitato un accampamento urbano alla periferia di Fortaleza insieme alla responsabile. L’accampamento è un insieme di baracche più o meno curate, fatte di materiale di recupero, dove vivono famiglie senza casa e che, occupando questi spazi, sperano poi di ottenere una casa dal governo. Stavano costruendo un centro sociale di muratura. La gente che ci vede ci saluta e una signora ci ha permesso di visitare la sua “casetta”, era pulita curata e il figlioletto di 6 mesi era in braccio alla nonna che vive nella baracca accanto.

La nonna ci ha mostrato orgogliosa il “bagno”, consistente in un semplice water con acqua, chiuso da una tenda di stoffa e il giardinetto che collega le due baracche. Il volto di questa donna era sorridente, ci ha permesso di fotografarla. Armando dice che è raro poter visitare questi accampamenti, noi siamo stati accompagnati e questo ci ha permesso di passare tra i sentieri del “villaggio”.
La gente che ci abita arriva da ogni dove senza una vera organizzazione ma tramite il “passaparola”. Anche in questa estrema situazione di precarietà esistenziale, si riproduce un minimo di organizzazione sociale: alcune baracche sono adibite alla vendita di pane e generi di prima necessitá e c´è perfino un “salone di bellezza” ed un laboratorio di cucito.negozio accampamento urbano fortaleza

Nei vicoli fra le baracche scorre un rigagnolo di acqua piovana o di scarico, qualcuno si preoccupa di liberare il percorso dalle foglie e dalle immondizie che in alcuni tratti si accumulano attorno alle baracche. Fra questa gente, pur nella situazione molto simile di poverta, c´e´qualcuno che si cura anche dell´aspetto esterno della baracca, e quindi dello spazio comune, recintando e piantando delle piante di fiori, ortaggi, ecc., pulendo il percorso all´esterno delle loro casette, mentre è evidente che altre persone si lasciano vivere nel degrado lasciando immondizie ovunque. Qualcuno si nasconde dietro le tende che fungono da porte, altri sorridenti ci salutano mentre passiamo e ci consentono di fotografare.
Alcune baracche sono chiuse e i vicini ci dicono che gli abitanti sono al lavoro. Armando mi suggerisce che, molto probabilmente qualcuno piu´scaltro, pur avendo una casa in citta, si costruisce una baracca per poter avere in futuro una casa costruita dallo Stato, dato che risulta accampato.
Fatinha ci dice che ci saranno comunque delle assemblee e verra´ verificato che chi avra´una casa ne avra´anche realmente i titoli.
Viene da chiedersi come possano autorealizzarsi le persone che vi abitano, i bambini che vi crescono e che vivono affollati in abitazioni che noi costruiremmo come pollaio o riparo per animali. Quale potrà essere il rispetto dell´infanzia in una continua promiscuità di persone che vivono in spazi ridottissimi a diretto contatto con la strada.
palma accampamento urbano fortalezaTornati in macchina per continuare il viaggio, Armando ci dice che in Nenè ha notato una differente disposizione nel modo di raccontare e di riflettere. La responsabile non riporta più i “dogmi” del PT in maniera fideistica, ma espone le sue riflessioni personali, ovviamente filtrate dal suo ruolo di responsabile del MST, ma comunque segno di una coscienza personale dei problemi che l´MST incontra, la sua evoluzione, pur sempre ispirata al sentire comunista.

Il viaggio verso Tremembè ci serve per raccogliere i pensieri emersi, considerazioni, ricordare nomi, fare domande su questo mondo brasiliano, sulle sue contraddizioni e punti di forza (l´ospitalità cordiale fatta con molta semplicità ma sempre generosa).

 


 

15 luglio - Arrivo a Tremembè - riflessioni sulle pousade

Armando parlando con gente conosciuta nei suoi precedenti viaggi coglie notizie che sono sconfortanti, anche quì la crisi economica fa i suoi danni, le pousade lavorano poco, alcune sono aperte solo il sabato e la domenica, altre sono chiuse; fuori dalle case, lungo la strada si trovano spesso cartelli con la scritta “vende-se”. Come e´ possibile che in un Brasile che è in via di espansione, il cui PIL é in aumento, la crisi economica possa far abbandonare attività lavorative di famiglie e associazioni? Non dovrebbe avere una ricaduta positiva anche su queste realtà? Perchè non riesce a decollare un turismo responsabile che offre tranquillità, incontri nelle comunità, cibo genuino? Arrivano qui imprenditori che costruiscono “piccoli villaggi” nel villaggio e da questi però separati da una entrata con cancello. Le nuove case sono chiuse per buona parte dell’anno, gestite dall’imprenditore stesso nel tempo in cui restano vuote. E´ questo l´investimento di cui il Brasile ha bisogno? Dall’altra parte ci sono associazioni come Tremembè che punta allo sviluppo non diretto dall´esterno ma promosso da persone del posto, coppie, famiglie che si prendono in gestione la pousada.

pousada tremembeLa gestione è talvolta problematica ed in perdita perchè non hanno iniziative proprie, non c´è continuità nelle gestioni, quello che viene fatto di buono da un gestore, viene poi abbandonato da quello successivo. Non accettano di lavorare avendo come guadagno il profitto dell´impresa ma preferiscono avere uno stipendio base, questo porta a non investire energie sufficienti per fare funzionare bene l´impresa. Non emerge lungimiranza nel loro impegno, peraltro ridotto al minimo e per brevi periodi. Come trovare la soluzione per far crescere in loro uno spirito di iniziativa volto a migliorare, abbellire, rendere attraente la pousada, peraltro strutturata molto bene, con ampi spazi per il vivere comune.
Come ottenere che i gestori si occupino non solo di chi arriva, ma si preoccupino anche di farli arrivare questi turisti responsabili.
Si sta valutando la proposta di fare gestire ad un italiano, coppie, famiglie, la pousada; ma ci vorrebbero persone con molte competenze sia di gestione e di manutenzione pratica della struttura e che nel contempo sia in grado di fare comunicazione efficace con la rete associativa. Sara´ un compito complesso. Riuscirà questo intento? Non e´ forse anche questo un fallimento rispetto alle aspettative iniziali e cioè promuovere, stimolare l´imprenditoria locale? Ma si sa, non ci si improvvisa imprenditori se nella cultura di base non c´è spirito competitivo e ci si accontenta di quello che serve per vivere. Qui l’obbiettivo e lo spirito della decrescita felice è abbondantemente raggiunto. Secondo alcune correnti di pensiero, noi immersi nella crisi economica, dovremmo in qualche modo avvicinarci a tale obbiettivo, tuttavia vorremmo stimolare questa popolazione ad evolversi secondo il nostro modello che in questo momento mostra tutte le sue incoerenze, aberrazioni e fragilità...

Sono le 5 del mattino e mentre scrivo sento il movimento delle onde dell´atlantico, il canto di un gallo che poco distante annuncia il nuovo giorno. Lo zaino e´ pronto per partire verso nuovi incontri, lungo la rete TUCUM, durante i quali verranno discussi e verificati gli stati di realizzazione dei vari progetti, con i vari responsabili e collaboratori.

 


 

 17 luglio - Arrivo ad Aracatì e Coquerinho

Dopo essere arrivati ad Aracatì, dove le varie comunità portano ad una “bodega”, i loro prodotti artigianali da vendere, ci avviamo per una strada sterrata, la terra è rossa, ai lati piante di cajù spontanee, palme, banani e molto altro ancora.
Benvenuti a Coquerinho! Abbracci, canti, sorrisi e lacrime, esclamazioni di gioia accolgono il nostro arrivo; non so se questa è la modalità di accoglienza a tutte le persone che soggiornano qui per qualche giorno o se è la gioia di rivedere amici che arrivano da lontano. E´ comunque l’ accoglienza di un altro mondo, quello che noi consideriamo in via di sviluppo! Questa gioia prorompente è qualcosa di unico, ma perché queste donne sono esuberanti di gioia e la comunicano in modo così forte e contagioso? Credo che oltre ad una disposizione naturale e culturale, giochi molto il fatto che non vivono pensando solo a se stesse, al proprio orticello, ai propri interessi, percependo nell’altro un estraneo. Queste donne hanno lottato per anni per ottenere condizioni di vita migliori, ma non solo per se stesse, il loro impegno è rivolto a tutta la comunità. Quella parte di noi che normalmente consideriamo privato, trova canali di comunicazione in tutte le direzioni ed è un dare e un ricevere reciproco, oltrepassando quella soglia che noi alziamo verso l´esterno di noi, perché la gioia è sovrabbondante.

Dopo cena Magela ci intrattiene con la sua chitarra e con altri due ragazzi canta canzoni che parlano di impegno, di liberazione, amore, infine ci impegna in una “mistica” con un bicchiere di acqua in mano, simbolo di vita, ci invita ad abbracciarci reciprocamente per comunicarci gioia, speranza, amore.

 


 

18 luglio - Coquerinho

chalet coquerinhoOre 4, il gallo mi ha svegliato e allora cerco di fermare su carta questa nuova esperienza. La comunità di Coquerinho si forma da un assentamento di contadini che qui hanno riavuto in uso la terra da coltivare, 25 ettari. Questo grazie alla riforma agraria che ha permesso ad un numero consistente di famiglie di provvedere alla loro sussistenza. Lavorare la terra però richiede competenze, fatica conoscenza e lungimiranza nel preservare e migliorare la sua fertilità, ma soprattutto ci vuole molta passione, non si diventa contadini per caso.

In alcuni assentamenti le famiglie hanno abbandonato la terra e sono tornati in città, probabilmente ad alimentare le favelas, forse a trovare un altro lavoro, in ogni caso hanno rinunciato ad un´opportunità importante che era stata loro offerta.
I movimenti ispiratori di questa “rivoluzione culturale” che hanno ottenuto che il governo varasse questa riforma si caratterizzano per l´ideologia e la fede che li ha mossi. Da una parte l´MST di ispirazione comunista che ha lottato duramente contro i fazenderos ed ha organizzato l´occupazione fisica con vari accampamenti di terreni incolti, con lotta dura contro il governo.
coquerinho2L´altro movimento CPT (Commissione Pastorale per la Terra) si ispira alla fede cristiano-cattolica o comunque religiosa, alla teologia della liberazione dove il principio ispiratore è la giustizia sociale, la cura della dignità dell´uomo in quanto essere degno di ricevere e dare amore. La parola amore, infatti è ovunque nelle comunità. All´interno di questi assentamenti sono emerse due modalità operative, una cooperativa e l´altra individuale. Non è facile cooperare e condividere, perché c’è sempre la possibilità che qualcuno sfrutti il lavoro degli altri senza impegnarsi seriamente. I frutti della scelta comunitaria però sono ben visibili, prodotti e capacità di ottenere aiuti dalle associazioni, il confronto porta nuove idee che realizzate fanno nascere altre idee. La comunita´di Coquerinho inizialmente si occupava solo di agricoltura; aderendo a progetti e proposte finanziati dall´associazione Tremembè, che ha ottenuto anche l´appoggio finanziario della PAT e del Comune di Trento, tramite la collaborazione di Fatinha e Magela che seguono la comunità di Coquerinho nello sviluppo del progetto, ha costruito e finanziato una serie di chalet dotati di bagno, un ristorante che accoglie i turisti. Grazie alla organizzazione ramificata in senso orizzontale della comunità, l’arrivo dei turisti, sollecita i referenti delle varie attività a fornire servizi e prodotti all´attività di ristorazione. Zildene è un po’il fulcro attorno al quale si coordina il tutto. Ogni attività è decisa comunitariamente in modo da non creare competizioni distruttive, ma sinergie di azione.

Quando arriva un gruppo di turisti, vengono presi “in carico “e coccolati. Molto interessante è il progetto Mandala per l´agricoltura, è un modo di coltivare che si ispira alla concezione olistica della vita. Un Mandala ha al proprio centro una raccolta d´acqua che proviene da un pozzo, all´interno ci vivono i pesci, sopra nuotano le anatre che con i loro escrementi fertilizzano l´acqua raccolta in questa specie di piscina rotonda.

orto mandalaL´acqua poi attraversa un impianto goccia a goccia, irriga le varie coltivazioni che formano anelli concentrici attorno alla piscina. Le piante sono disposte in ordine di grandezza crescente dal centro alla periferia del Mandala.
I proventi del lavoro degli aderenti all´assentamento sono versati nella cassa comune che trattiene una percentuale per la manutenzione, il resto va alla famiglia che ha lavorato in quella determinata attività.
La famiglia ha una dimensione patriarcale, anche i giovani partecipano alle attività, soprattutto per gli aspetti tecnologici. La Presidente dell´assentamento assieme ad un gruppo di altre persone ci ha fatto visitare una cosa molto importante: il Museo, dove, con foto, oggetti, cartelloni si cerca di ricordare la storia di queste comunità.orto mandala2

I giovani si occupano anche del centro audiovisivo con produzione di foto, filmati, comunicazione.
Francisco produce prodotti di bellezza che esplicano anche una azione terapeutica sulla pelle contro l´acne, tutto è rigorosamente biologico.
Alessandro, poco scolarizzato, ma molto intelligente e lungimirante ci ha accompagnati alla “trilha” una passeggiata all´interno della vegetazione originale “caatinga”, un´estensione molto grande del biotopo, (centinaia di ettari) dove è rispettato il ciclo di vita di piante e animali.
Zildene ci ha preparato sempre buono ed abbondante cibo, ci ha veramente coccolati.
Da fuori dello chalet mi giungono ancora cori di galli, sembra che si parlino, qualche cane abbaia, ieri sera un grosso rospo era davanti alla mia porta. Fra un po´ avremo il caffè de manha e poi andremo a visitare un´altra comunità, Fatinha e Magela ci accompagnano e ci ospitano concedendoci di utilizzare internet.

Cosa non dimentichero mai? La lezione che questa gente mi ha dato, accoglienza, calore e spontaneità e questo non può far parte solo del loro lavoro, c´è un fuoco che arde nei loro cuori ed è il fuoco dell´amore che fa superare l’egoismo connaturato all´essere umano.
La comunità di Coquerinho non comprende tutti gli abitanti dell’accampamento ma non esclude eventuali nuovi entrati, tutte le famiglie che chiedono di farne parte sono accettate, purchè abbiano voglia di lavorare e di prendersi le loro responsabilità.coquerinho

 

 


 

18 luglio - Batoque

batoqueBatoque, una cittadina in riva all’oceano, a sud di Fortaleza, ci accoglie nella pousada costruita sulla spiaggia che fa parte della “reserva exstrattiva”. La riserva è una idea originale brasileira, il cui spirito comporta il rispetto della natura dalla quale l’uomo trae sussistenza, ma non ne altera l’equilibrio ecologico.
Sono proibite nuove costruzioni e l’Associazione Tremembè ha dovuto fare un lungo iter burocratico prima di poter costruire e realizzare la pousada con l’appoggio finanziario della PAT. La finalità è sempre quella di un turismo responsabile, non aggressivo, non invadente e che non travolga l’armonia ambientale e sociale. Mario e Raimondo, che ne sono attualmente gestori ci assegnano le stanze, molto ampie, ventilate naturalmnete dall’aria che muove anche le onde dell’atlantico. Abbiamo chiesto dell’acqua da bere, poiche’ l’acqua dei rubinetti non è potabile, ma il frigo era vuoto.
barca batoqueQuesto fatto sta a significare che qui l’accoglienza è agli antipodi di quella sperimentata al Coquerinho. Il problema sta nell’organizzazione e nell’associazione dei residenti che avrebbe dovuto presidiare e accompagnare il progetto. I responsabili si sono susseguiti ogni due anni ma non è stata una staffetta fedele al progetto. Alcuni dei responsabili hanno perseguito interessi personali, non si occupano del buon andamento dell’attività della pousada. I gestori non sentono come un’ importante opportunità operare nel turismo e, senza verificare il proprio operato e cercare nuove proposte, sperimentare soluzioni, trasferiscono su elementi esterni la responsabilità e la scarsa produttività lavorativa. I responsabili lamentano la mancanza di trasporti, manifestano la convinzione che la pousada non sia stata costruita al posto giusto, manca internet e cosi via. I fatti sono veri, ma nessuno mette in atto iniziative volte a migliorare la situazione e chiedono all’associazione Tremembè ancora denaro. Non è facile creare comunità se nessuno si prende il suo pezzo di responsabilità. Ieri pomeriggio, durante la riunione con i responsabili dell’associazione dell’artigianato, dei giovani e dei “moradores” tra cui Mario e Raimundo c’è stata una discussione continua ma non sono uscite le proposte, nemmeno una come aveva chiesto Armando. Niente del climadel Coquerinho, solo qualche sorriso di misura, ci hanno probabilmente percepito come intrusi nel loro status quo. Eppure una spiaggia così naturale dove si può passeggiare a lungo, le baracche che offrono pesce fresco “cosido na brasa”, l’aria sempre mossa che non ti fa soffrire il caldo, queste camere con bagno dal mobilio spartano potrebbero essere un luogo di rigenerazione fisica e spirituale, dove singoli, gruppi e famiglie potrebbero tranquillamente soggiornare. Niente a che fare con le spiagge dove il turismo di massa ha trasformato in luoghi rumorosi, anonimi, pieni di gente che vuole portare anche in vacanza tutto quello che offre la città.

alba batoqueIl sole sta filtrando dalla porta, apro e un bel sole rosso all’orizzontecrea un effetto spettacolare sulle nuvole e sull’acqua. Vorrei fermare questi momenti per assaporare a fondo queste meraviglie. Ma tutto si muove, tutto passa e diviene. Anche noi ci apprestiamo a visitare una comunità indios. Avremo ilnostro caffe’ da manha’ e poi partiremo verso altri incontri e altre scoperte.

 


 

20 luglio - incontro con indiso Jenipapo Kanindè

radici manjocaAd una trentina di chilometri a sud di Fortaleza si trova un’aldeia degli indios Jenipapo Kanindè. Questa tribù vive ai margini del Lago da Encantada, nel Municipio di Aquiraz.
Arriviamo all’ora di pranzo nella pousada gestita dal figlio della “caiscira pichena”, la capo tribù. Nella casa della caiscira pichena tutti sono occupati, grandi e piccoli. C’è chi sta pranzando, alcune ragazzine stanno facendo il bucato, altre donne stanno pelando le radici di manjoca, anche i bambini più piccoli aiutano a pelare le radici sotto la tettoia. Una ragazzina sta facendo la doccia ad uno dei piccoli indios, vicino a noi nel cortile.
caiscira pichenaDopo un po’ arriva la capo tribù, una donna anziana dallo sguardo fiero, che si ammorbidisce man mano che parla con noi dei suoi progetti per costruire una pousada nuova ma, dai costi impossibili da sostenere per la loro economia. Il figlio ne ha messa in funzione una, riammodernando un po’ una vecchia scuola che la comunità ha ceduto, per poter ospitare i turisti. La religione degli indios si ispira alla natura, terra, acqua, fuoco e aria, ma altre religioni si sono insinuate nella loro originale credenza, così che alcuni degli appartenenti alla tribù seguono la chiesa evangelica altri quella cattolica e contemporaneamente partecipano ai riti tradizionali, come il “Torè”.

indios toreindios tore2Il Torè è il fulcro dei loro riti ispirati alla natura, danze, ritornelli che si ripetono e cambiano variando tono di voce, i passi ritmati ora lenti ora veloci ma sempre in cerchio, possono continuare anche per ore.
La caiscira pichena ci racconta della sua famiglia, è preoccupata per la sopravvivenza della sua tribù, poiché i giovani spesso se ne vanno in altri Paesi, sposano persone di altra provenienza etnica, diluendo così la loro identità. I giovani con naturalezza partecipano al Torè e poi, tolti gli abiti da cerimonia, usano il computer ed i telefonini. Sacro e profano, antico e moderno si mescolano rapidamente, sapranno conservare la loro originalità e la memoria?
europei barbariDue giovanissimi indios ci hanno presentato il museo della loro storia con una capacità incredibile, un entusiasmo vero, un orgoglio profondo per le loro origini. Il sogno della capo tribù è quello di veder riconosciuto e registrato ufficialmente il loro territorio. Questa foto è esposta nel museo.
Un cartellone appeso al muro del museo suona come un severo rimprovero nei confronti degli europei che vengono definiti barbari, avidi di ricchezza, invasori e distruttori del loro mondo, della loro armonia con natura, della loro identità.

 


 

22 luglio - Palmeira di Fortaleza e assentamento del "MST"

corso cucitoDopo il caffè da manha, lasciamo l’aldeia degli indios per raggiungere Palmeira, un enorme quartiere alla periferia di Fortaleza, formatosi su una gigantesca discarica di immondizie della città. Il contrasto è forte, abbiamo appena lasciato una riserva di indios che vivono legati ad un modello di vita ancestrale, ora qui, in questo “villaggio” enorme nato dalla miseria di gente che probabilmente ha lasciato la campagna, il legame con la loro terra, in cerca di una vita più facile e migliore che la modernità sembrava offrire. L’invito alla festa del consumismo era in teoria per tutti, ma una minoranza ha mangiato gran parte della torta, gli altri sono rimasti esclusi dal grande banchetto che l’avvento dell’industrializzazione e del cosi detto progresso aveva promessoband musicale.
Il quartiere si sta gradualmente riscattando grazie ad aiuti e progetti di varie associazioni, corsi di vario genere per donne e dopo scuola per bambini, il governo ed associazioni internazionali sostengono progetti di microimprenditorialità, laboratori, il Banco Palmo funge da microcredito per chi avvia una propria attività nell’intento di riscattarsi dalla povertà e dalla miseria.
Abbiamo visitato il centro di Pedregal, dove si tengono corsi di danza, capoeira, c’era anche una banda, tutti ci hanno dato un saggio delle loro performances.
Infine abbiamo visitato una serigrafia avviata da giovani. Viene loro ricordato che il lavoro è importante ma deve essere sostenuto da una seria ed oculata amministrazione e da una ricerca di sempre nuove sperimentazioni.
bambini assestamentoNel pomeriggio abbiamo visitato un “assentamento” del MST, una sessantina di chilometri verso l’interno.Le tredici famiglie che ne fanno parte sono assegnatarie di circa 75 ettari di terra, ma non la sanno sfruttare appieno. Mancano strumenti meccanici, mancano conoscenze ed idee innovative, c’è carenza di acqua e in profondità è salata.
tramonto assestamentoCi mostrano piccoli esperimenti di orticoltura, vivono di pesca e di animali da cortile oltre ai frutti che la terra da loro naturalmente. Le donne vendono i loro lavori ad uncinetto. Lamentano soprattutto il carente accompagnamento da parte dei tecnici del MST, che pur era negli accordi.

Un tramonto incantato ci accompagna nel ritorno a Pedregal.

 


 

 

24 luglio - Curral Velho ad Acaraù

acarauIl viaggio è stato lungo, partiti prestissimo da Tremembè, siamo oggi arrivati in un villaggio di pescatori nel Centro di Educazione Ambientale e turismo comunitario “Encante de Mange” il Curral Velho ad Acaraù che si trova a circa 450 chilometri a nord di Fortaleza. Ci stiamo avvicinando all’equatore.

acarau2Il pranzo ci aspetta da tempo sul grande tavolo del salone centrale, nel pomeriggio dei ragazzi ci accompagnano sulla spiaggia che sembra infinita, la bassa marea dilata a dismisura questi luoghi, per poi riprenderseli quando il livello dell’oceano atlantico sale di nuovo. Barche coloratissime, piccoli arbusti sono sparsi qua e la sulla sabbia finissima che per effetto delle onde sembra un immenso naturale merletto steso per accogliere i nostri passi. Il sole sta scendendo all’orizzonte creando un’atmosfera magica che ci avvolge. Meno romantiche sono invece le trappole per pesci sparse sulla spiaggia i cosidetti currao. E’ già notte, qui arriva molto presto, sotto la tettoia il benvenuto di un rappresentante dell’associazione dei pescatori, qualche canto e poi a riposare, domani si prosegue per Tatajuba, sempre verso nord.
acarau3

 


 

27 luglio - nel paradiso di Tatajuba

dune tatajubaRaggiungiamo Tatajuba, un villaggio vicino all’oceano che gode però anche di un lago d’acqua dolce in mezzo alle dune. Un vero pezzo di deserto, il colore della sabbia ora ocra dorato ora color chiaro quasi bianco cambia con la luce del sole, quando l’aria si muove sulla sabbia crea un effetto zucchero a velo nell’aria. Non è stato facile arrivare, le segnalazioni sono carenti o assenti, non abbiamo ascoltato le indicazioni di un’anziana signora lungo la strada nella boscaglia che sembrava infinita. Infine ci ha accompagnato un signore con la sua moto su un percorso sabbioso e a tratti veramente insidioso. Qui ci si sposta solo con i buggy che con maestria i “motoristi” guidano nella sabbia rischiando sempre di affondare.

All’ora di pranzo sul tavolo il solito pesce fritto, gallina caipira, fagioli,riso, farofa e manjoca. Non ne posso più di pesce fritto, di carne ovunque, vorrei solo una bella coppa d’insalata fresca e verdure, che non mancavano in qualche pasto ma che per prudenza nessuno ha mangiato, un bel minestrone semplice, mi manca poter bere l’acqua fresca da un qualsiasi rubinetto. Ora siamo in 11, lungo strada abbiamo “raccolto” altri tre italiani: Mirko, Fulvio e Bianca, ci hanno accompagnato da Icapuì anche padre Lopez, Fatinha e Magela, Aparecida.
tatajubaScene fantastiche di dune, palmeti, laghi e corsi d’acqua, l’oceano sullo sfondo si presentano a noi come in un film sognato, eppure ora reale. Anche le piccole rane nel bagno fanno parte dell’insieme incredibile di questo mondo così diverso, così bello e magico per noi. La gente che ci abita è cordiale, a noi sembrano così isolati dal mondo, ma non abbiamo scelto noi dove nascere, siamo arrivati e basta, ognuno si gioca la propria carta della vita, qui o altrove. Domani sarà un lungo viaggio di ritorno a Fortaleza, ma prima faremo una tappa a Caetano da Cima, l’ultima tappa della Rede Tucum prevista per il nostro viaggio.
Oggi ci lasciano Fulvio e Bianca che proseguono ancora verso nord, domani ci lasceranno anche Fatinha e Magela con Aparecida e padre Lopez, torneranno nelle loro case, sono stati per noi un aiuto prezioso e paziente, si sono occupati di ogni aspetto del viaggio e delle nostre necessità e li ringraziamo di cuore. Armando, Anna ed io andremo a Salvador de Bahia per quattro giorni, Carlo andrà a Campo Grande, ci ritroveremo per rientrare in Italia il 3 agosto.

Maria Assunta Gubert

partenza

Rete Tucum Logo

finestra-donazione

Proposta di soggiorno