Fortin Dario

Risiedo piacevolmente a Villamontagna, (anche se 40 anni fa sono nato a Rovigo) sono sposato con Antonia e ho tre figli: Maurizio, Francesca e Giovanni. Sono Laureato in Scienze dell’educazione “esperto nei processi formativi” ed in precedenza mi sono diplomato Educatore professionale. Da vent’anni sono direttamente impegnato nell’accoglienza di persone in situazioni di emarginazione sociale (che hanno trasformato la mia vita), nella gestione e progettazione di 

percorsi di formazione personale e professionale per giovani, adulti e cittadini volontari. Da 14 anni sono Coordinatore generale della Cooperativa di Solidarietà Sociale Villa S. Ignazio e per dieci anni già Coordinatore regionale del CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, dove attualmente ricopro l’incarico di Responsabile nazionale della qualità sociale.

Mi considero Obiettore di Coscienza “permanente”. Nel tempo libero mi piace molto: cantare in coro, suonare la batteria e sono appassionato di motocross e di rugby. Desidererei coltivare di più la spiritualità ignaziana e gli studi di pedagogia sociale.

Relazione - Un potere costruttivo in politica è possibile?

Il ragionamento che vado a fare dal versante di chi ha delle responsabilità di gestione di una organizzazione senza scopo di lucro (Villa S. Ignazio, alle Laste) in favore di chi è più debole nella nostra società e nella formazione professionale, psicologica, sociale e spirituale di giovani e adulti, toccherà il tema della gestione del potere:

1) il potere personale come necessità di ogni individuo;

2) il potere nella gestione di organizzazioni (anche di servizi pubblici e amministrazioni)

3) il potere come servizio agli altri (al bene comune);

4) proposta di un corso di formazione per una leadership efficace in campo politico.

Il nostro patrimonio storico e culturale ci ha tramandato l’idea che il potere è capacità di comando risoluto, forza persuasiva, lotta muscolare, trasformazione radicale, forza indomabile.[10] Dunque il potere finisce per essere rappresentato nel nostro immaginario solo da grandi capi (sempre maschi) o eroi leggendari.

Il potere personale come necessità di ogni individuo

La psicologia tuttavia ci ha insegnato che ogni persona ha necessità, quasi vitali, di gestire una parte di potere nella propria vita personale e professionale. Anche al bambino che tiene in ordine la sua cameretta dei giochi è riconosciuto un certo potere sulla “fine” che potranno fare questi giochi. E anche lui ha bisogno di sperimentarsi nell’esercizio di un certo potere sulle sue cose o sulla sorellina o sui genitori, in quanto così si prova in capacità, piccole responsabilità ed affermazione di sé. Necessità anche dei bambini dunque, ma da non confondere con quelle forme da “piccoli tiranni” (sempre più diffuse) che invece derivano spesso da una mancanza di presenza di figure adulte forti. Dobbiamo dunque riconoscere al “potere” una sua forza attrattiva altrimenti cominciamo questo discorso dicendoci delle bugie. Ma la sua forza attrattiva nasce come positiva “tendenza attualizzante” direbbe lo psicologo statunitense Carl Rogers. Esiste cioè in ogni organismo un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, ovvero una tendenza naturale alla crescita. All’autorealizzazione più completa, piena e particolare, unica e straordinaria. Quando la persona viene in contatto con questa forza costruttiva, cioè la conosce, la possiede e l’accetta, allora nuovi e più elettrizzanti modi di vita emergono[11]. Così ognuno di noi quando si trova a dover fare delle scelte e trova il coraggio di decidere responsabilmente, allora comincia a cambiare il proprio mondo. Ecco il potere personale dell’adulto. Prima di tutto cambiare (migliorare) se stesso. Ma per questa autocomprensione e capacità ci vuole l’autenticità e la capacità di essere se stessi senza maschere. In quanto il contatto con il proprio mondo reale è più importante delle opinioni e dei giudizi altrui.

Il potere nella gestione di organizzazioni

Sappiamo però che spesso il potere viene mal gestito all’interno di organizzazioni lavorative, amministrazioni pubbliche, private, uffici, scuole, in famiglia e nella coppia. Tutti voi qui convenuti avete presente i disservizi in politica causati dall’incapacità di stare dentro a processi decisionali ad elevata complessità. Ma io conosco un mondo organizzato di persone (volontari e professionisti) che vive situazioni di grande stress organizzativo per insufficienze economiche e per le emergenze sociali che incontra, ma che sa accettare incondizionatamente l’altro così come egli è (barbone, disabile, immigrato, malato di mente, alcolista, prostituta…); che sa svestirsi dei propri pregiudizi; che sa creare insomma un clima relazionale che faciliti quel “potere personale” diffuso di cui parlavamo prima e che faciliti una presa di decisioni basata sul senso di responsabilità, tenendo anche conto dei vincoli amministrativi e rispettando le procedure interne.

Il potere come servizio agli altri

Qualcuno potrebbe pensare – secondo me erroneamente – che in fondo è più facile, nel mondo carico di oblatività com’è nel volontariato, è più facile essere disponibili a concedere il potere all’altro e che in politica esiste quella giusta concorrenza tra schieramenti e partiti che nel volontariato non c’è. Questa visione idilliaca del volontariato e del mondo del privato sociale è poco reale. Anche nel nostro mondo c’è chi ha imparato e chi non ha imparato a gestire, partecipare e costruire potere decisionale, in quanto servizio gratuito al prossimo e alla collettività. Solo chi ad un certo punto si è messo in seria discussione, allora ha capito che prima di pretendere di cambiare il mondo era necessario cambiare se stessi (togliendosi quei pregiudizi e quelle paure che sono barriere alla relazione e ai processi decisionali).

Insomma è possibile agire bene anche a tutela dei più deboli, all’interno di organizzazioni complesse, quando si è imparato che ciascuno (anche il più povero e sofferente) ha il potere di controllare e influenzare l’altro, agendo proprio sulle cose che l’altro ritiene importanti. Si stabilisce dunque una reciproca interdipendenza all’interno di ogni organizzazione.[12]

Bisogna però mettersi in gioco, accettare il bisogno di imparare che ogni adulto continua ad avere. La fase adulta è una fase di straordinarie possibilità di cambiamento e miglioramento di sé. Va solo accettata.

Tanto più da chi svolge o intende impegnarsi in politica. La politica è il luogo nel quale il servizio al bene comune può essere realizzato nella maniera più elevata e sapiente. Ma da quel luogo sappiamo essere anche possibili le più grandi nefandezze a causa delle quali vi è il potere anche di distruggere in poco tempo quanto costruito lentamente dai nostri padri. Spesso infatti il ruolo politico ed istituzionale viene mal gestito. In questo momento storico le incapacità di esercitare leadership, sono proporzionali alle incapacità ad esprimere il proprio ruolo di adulto. Dunque abbiamo tutti molta strada da fare, perché il ruolo di adulto è oggi il più messo in crisi di tutti. Recenti ricerche ci confermano che sono più gli adulti ad avere paura del futuro che i giovani stessi.

Noi operatori sociali e volontari chiediamo ai politici di coltivare il desiderio di mettere in gioco radicalmente se stessi, prima di tutto in quanto adulti e poi in quanto operatori politici. Ci sentiamo autorizzati a chiederlo in quanto è ciò chiediamo anche a noi stessi. Ma come “mettersi in gioco” ?

Proposta di un corso di formazione per una leadership efficace in campo politico

Ogni tipo di organizzazione, al giorno d’oggi, è obbligata a stare al passo con i rapidi cambiamenti imposti dal mondo globalizzato, per questo ha bisogno di far fronte alle situazioni di stress, rafforzando al suo interno i legami interpersonali e migliorando il clima relazionale attraverso la risoluzione di problematiche relative alla comunicazione interna.

Sinteticamente gli obiettivi di un corso di questo tipo possono essere rivolti allo sviluppo delle potenzialità di ruolo dei leader politici e amministrativi, attraverso:

  • la conoscenza delle condizioni necessarie e sufficienti del leader politico nella relazione con gli altri;
  • la consapevolezza delle risorse e dei limiti propri e dei collaboratori;
  • la promozione di una cultura organizzativa e di un’etica politica che dia spazio alle risorse creative e alle competenze differenziate dei singoli;
  • la capacità di gestire le dinamiche relazionali e decisioni anche in situazioni di conflitto;
  • l’ascolto degli altri come modo di procedere per favorire la risoluzione dei problemi.
  • la capacità di gestire i processi decisionali influenzando il gruppo di lavoro, affinché ognuno riesca ad esprimere le proprie idee con maggior precisione e chiarezza.

Il raggiungimento di questi obiettivi fa si che, anche chi ricopre ruoli di leadership politica, possa vivere una vita morale retta e più coerente con i bisogni profondi di questo nostro mondo. Per il proprio bene e per il bene degli altri.

[1] J. Hillman, Forme del potere, Garzanti 1996

[2] C. R. Rogers, Potere personale, Astrolabio 1978

[3] M. Brunod, Autorità e potere costruttivo, in “Animazione Sociale” n.11/1996

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