Gentilini Gianni

E’ nato a Borgo Valsugana il 6 giugno 1950. Consegue la Maturità classica al Liceo A. Mariotti di Perugia (1968-69). Nella città umbra intraprende gli studi universitari e si laurea in Medicina e Chirurgia. Prosegue gli studi a Vienna, specializzandosi poi in Neurologia.
La sua attività di medico generale e neurologo, che egli esercita a Trento dal 1979, non gli impedisce di coltivare la passione per gli studi classici e la storia. In quest'ultima disciplina si

laurea a Venezia nel 1990, con G. Ortalli. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Tra Gli Asburgo e Bernardo Clesio, Venezia, 1992; Gli statuti di Pergine del 1516, Venezia, 1994; Schizzi e piccole storie, Trento, 1999. Collabora alla redazione della rivista scientifica Skepsis.

Relazione - Camminare, pensare, correre

I più grandi filosofi dell’antichità hanno forgiato i loro pensieri, che ancora oggi hanno un peso nella storia, camminando, pensando e discutendo, chi nel portico dell’accademia, chi nella stoà, chi nel giardino di Epicuro. Più recentemente anche Kant usava pensare e andare a piedi al lavoro, e si dice fosse talmente puntuale che qualcuno soleva registrare l’orologio al suo passaggio, e, per rimanere più vicino a noi, la passeggiata durante la quale Rosmini elaborò alcune sue teorie è ancor oggi ricordata da una lapide posta in una via di Rovereto. Dubito che quel prete filosofo riuscirebbe a fare altrettanto oggi, con lo sgradevole sottofondo dei rumori di automobili e motorini.

Correre poi non è altrettanto favorevole al pensiero, si tratta di un’attività che ha già in sé una certa dose di aggressività; anzi, la velocità distoglie dai pensieri e costringe a concentrarsi su di essa. Molto probabilmente è sintomatico che l’inventore del jogging sia stato un Americano che è poi precocemente morto d’infarto. L’unico effetto della corsa è un certo aumento delle endorfine, molecole prodotte dal cervello e in grado di dare un lieve senso di benessere. Forse dovrebbe far riflettere, se non proprio preoccupare, la constatazione che tanta gente preferisca dedicarsi alle corsette smettendo così di pensare e ricavandoci una modesta e fugace euforia.

Meno ancora concilia il pensiero il fatto di correre trasportati passivamente su un qualsiasi veicolo meccanico; l’attenzione eccessivamente sollecitata, la tensione, la previsione dei rischi potenziali potrebbero smontare anche la testa più fine. Insomma, è una facile contatazione che la combinazione di stress psichico e immobilità fisica può risultare assai negativa.

Perché esordire con questo che potrebbe sembrare un inutile chiacchiericcio?

Per la ragione assai semplice che il camminare e, soprattutto il camminare bene, in condizioni di quiete e rilassamento, non solo favorisce una sana igiene psichica ma, per chiunque si occupi di malattie e prevenzione, si rivela ogni volta di più un metodo terapeutico assai utile se non proprio indispensabile. Sono infinite le patologie che si giovano del camminare, basti citare il diabete, le cardiopatie, l’obesità, ma anche la lombosciatalgia, le patologie arteriose in genere o quelle venose degli arti inferiori.

Ebbene nella zona collinare, apparentemente così ricca di verde, non si può dire che esista una passeggiata degna di tal nome. Un requisito fondamentale è che si tratti di un percorso pianeggiante; infatti, se volessi peggiorare il mal di schiena o la sintomatologia anginosa di un paziente potrei consigliargli le infinite salite e discese delle quali ogni monte e collina sono costellati.

Purtroppo in zona l’unico tratto relativamente pianeggiante e dotato di un marciapiede appena sufficiente è rappresentato dalla strada di collegamento Martignano-Zell di Cognola.

E’ comunque una gioia vedere delle persone che, nella bella stagione, vi passeggiano discretamente numerose, sono magari mamme con i loro bimbi, coppie di anziani, nonni e nipoti.

Ma subito si deve constatare quanto solitaria e insufficiente sia quella possibilità: il traffico veicolare su quella strada è ormai sostenuto e il pulviscolo delle emissioni potrebbe, da solo, rendere ad esempio quella passeggiata assai più dannosa che utile a un asmatico.

E ancora, forse per motivi di sicurezza stradale, la splendida tradizione ottocentesca delle strade alberate sembra ormai scomparsa e così nella stagione calda il sole dardeggia sull’asfalto rendendolo bollente e sconsigliano a chiunque di camminarvi in simili condizioni, pena il rischio di un collasso.

Al confronto con possibilità tanto ridotte parrebbe assai desiderabile la pace e la verzura della quale non solo il manzoniano don Abbondio ma anche molti dei nostri nonni potevano ancora godere passeggiando.

Sembra dunque troppo chiedere che una via venga dedicata unicamente al povero e bistrattato pedone? Si dovrebbe trattare di un tracciato comodo, tra campi e alberi, dove il silenzio fosse rotto solo dai dialoghi degli uccelli, e dal quale si escludessero rigorosamente sia pericolose mountain bike che altri anomali attrezzi pseudosportivo-salutistici.

Certo sarebbe troppo chiedere che si potesse andare al lavoro o a fare le compere camminando placidamente, ma non sembra un obbiettivo impossibile o utopico individuare almeno un’oasi di pochi chilometri dove correttamente ritemprare la salute, pensare e discorrere.

Anche per la collettività le ricadute sarebbero evidenti, già sulla strada citata in qualche modo le chiacchiere, i saluti e la socializzazione si svolgono comunque; è facile credere che ciò migliorerebbe di molto in una realtà, pur piccola, forse anche solo di un paio di chilometri, che ad esempio collegasse Martignano e Cognola, magari sfruttando i sentieri interpoderali, e che fosse progettata per essere rispettosa dell’uomo e delle sue esigenze. Le potenzialità per la salute e il benessere sociale potrebbero allora esprimersi in maniera ottimale e i vantaggi sia per i singoli che per la comunità sarebbero indubbiamente notevoli. Sono infatti solo inutili chiacchiere le campagne pro movimento promosse dalle ASL se i medici poi non sanno dove concretamente i loro clienti potrebbero fare quattro passi quotidiani in tranquillità, semplicemente e naturalmente nei dintorni di casa propria.

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