Rauzi Pier Giorgio

Residente a Povo, in Via Salé 111.
Sposato, padre di 4 figli, docente di Sociologia del cinema presso la Facoltà di Sociologia dell'università degli Studi di Trento, presidente del Cineforum "Trento", direttore responsabile del periodico trimestrale L'Invito.
Ultimo libro pubblicato: Il Trentino degli allevatori (2004). Autore del testo dell'opera lirica per ragazzi La leggenda dei rododendri (2004).

Relazione

Una proposta per l’incontro della collina Est con il sindaco della città.

Il problema dei rifiuti investe ormai in modo indilazionabile la nostra società dai grandi centri urbani fino ai più sperduti paesi di montagna. Il passaggio infatti da un’economia di sussistenza a un’economia di mercato ha portato la società occidentale opulenta, di cui siamo anche noi ormai parte organica, a eliminare quel circolo virtuoso che permetteva, almeno da noi in Trentino fino a pochi decenni orsono, un’equilibrata produzione di rifiuti funzionale alle concrete capacità di riuso, di riciclaggio e di smaltimento. Le dimensioni qualitative e quantitative del problema impongono oggi di affrontarlo in maniera originale e creativa. Le soluzioni finora adottate infatti si rivelano ormai inadeguate e insufficienti. Anche la soluzione tecnica sbrigativa di un inceneritore, che la politica di vertice sembra aver individuato, appare ormai a tanti così carica di contraddizioni e di controindicazioni da auspicarne l’accantonamento.

Come affrontare e risolvere allora questo problema?

Potrebbe essere questa una grande occasione politica e sociale dai profondi connotati etici e culturali oltreché organizzativi per coinvolgere tutti i cittadini dai bambini agli anziani a farsi carico del problema in funzione del bene comune e per contribuire anche in questo modo a costruire comunità in ogni singolo sobborgo, allargando la responsabilità di appartenenza all’intera cittadinanza del comune.

Non ritengo infatti nè onesto né intelligente, per noi che viviamo sulla collina est, limitarci a contemplare dall’alto la cappa di smog che grava sulla valle e sul centro cittadino e magari compiacerci per esserne fuori e sopra, lasciando che altri respirino le polveri sottili e quant’altro l’inversione termica regala loro per molti giorni all’anno. Senza contare poi che la stragrande maggioranza di noi si cala per molte ore al giorno per lavoro o per altre incombenze tra questi malefici fumi della valle. Considero poi addirittura criminale aggiungerci sopra anche i fumi per quanto filtrati di un inceneritore, come se già non fossero intollerabili quelli già ora esistenti.

Ecco allora la necessità di elaborare tutti insieme e con urgenza un piano culturale e organizzativo con ricadute pratiche di applicazione per educarci anzitutto sia a una drastica riduzione della produzione dei rifiuti sia alla relativa raccolta differenziata sia all’autoriciclaggio di quanto inevitabilmente produciamo.

- Un piano culturale anzitutto che si rifaccia alla memoria senza nostalgie del ciclo virtuoso del passato per ricuperarne i valori e adattarli al presente con fantasia creativa, sì da educarci insieme a superare il ciclo perverso e sprecone dell’usa e getta oggi imperante. Ma anche per ricordare quanto esso sia dannoso per noi e offensivo nei riguardi di tutti coloro che con i nostri rifiuti riuscirebbero perfino a riscaldarsi, a vestirsi e a sfamarsi.

Faremo così uscire il problema concreto e indilazionabile dei rifiuti, dalla produzione ai conseguenti costi e servizi per il loro smaltimento, dalle angustie di una disputa “inceneritore sì inceneritore no”, e dalla irresponsabile indifferenza tutt’altro che comunitaria di tutti coloro che ritengono di non essere coinvolti dalle (e nelle) conseguenze poco piacevoli di questa soluzione decisa da altri e dall’alto di interessi che non sono quelli della maggioranza dei cittadini e della salvaguardia del nostro territorio con le sue peculiarità.

- Un piano organizzativo che incentivi le varie categorie interessate a ridurre la quantità di materiali destinate ai rifiuti a partire dalle inutili ed eccessive confezioni per impacchettare e trasportare la merce fino all’impegno per far ridiventare rimunerativo per tutti l’uso abituale della vecchia “sportola” per la spesa quotidiana rispetto all’attuale spreco di plastica indistruttibile. Un piano poi che metta a disposizione di ogni famiglia le informazioni e i mezzi necessari per ridurre la produzione dei rifiuti, per riciclarne in proprio il più possibile e per una raccolta differenziata di quanto prodotto in eccesso.

Provo a elencare alcune proposte praticabili che in questa sede vogliono soltanto essere indicative di piste percorribili come invito affinché altri aggiungano del loro, in modo che si formi una volontà politica programmatica dal basso:

Mettere a contatto attraverso la scuola, l’università della terza età, le organizzazioni del volontariato, le categorie interessate e competenti, la generazione ancora in grado di raccontare e di “far memoria” di come si riciclavano i rifiuti nel nostro Trentino premoderno a economia di sussistenza con le nuove generazioni, in modo da rendere tutti consapevoli e partecipi di quei “valori” di sobrietà, di solidarietà e di sussidiarietà che oggi vanno ricuperati e riciclati in termini moderni, adatti cioè alla nuova situazione in cui viviamo per cercare, trovare e far decollare un nuovo circuito virtuoso più partecipato e comunitario.

Pubblicare e far conoscere fascicoli informativi sull’autoriciclaggio familiare, sulla raccolta differenziata e sulle tecniche per far diminuire la produzione casalinga dei rifiuti, ma anche esperienze significative di soggetti singoli e di soggetti collettivi in grado di coinvolgere altri a seguirne l’esempio. (Le mense scolastiche – per fare solo un cenno tra i tanti – potrebbero diventare una palestra in cui ci si allena a ridurre lo spreco e a trovare soluzioni intelligenti di smaltimento).

Rendere note e divulgare tramite le numeroso ong e associazioni laiche e confessionali che lavorano a contatto con il Terzo e il Quarto mondo le contraddizioni tra la nostra “civiltà” dello spreco e le situazioni spesso drammatiche di tanta parte dell’umanità vittima dei nostri sprechi.

Coinvolgere il mondo dello spettacolo e della produzione artistica perché pongano a soggetto il problema.

Urgere perché la volontà politica spinga i governanti anziché a suddividere e spezzettare le competenze di settore quali la cultura, l’istruzione, la salute e l’ambiente, ad accorparle a renderle comunicanti e coordinate perché diventino efficaci in funzione del bene comune anziché dell’accaparramento del consenso.

Il tutto per far crescere la volontà politica dei governanti e dei governati a fare del problema dei rifiuti un’occasione culturale, etica, ecologica, economica in grado di offrirci spunti programmatici per farci sentire e diventare più responsabilmente comunità.

Vorrei infine proporre un indovinello a premi: “Da chi e quando sono state dette le seguenti parole programmatiche: < L’austerità può diventare fattore decisivo di liberazione dell’uomo e di tutte le sue energie. Noi poniamo l’obiettivo del superamento di modelli di consumo e di comportamento ispirati ad un esasperato individualismo; poniamo l’obiettivo di andare oltre l’appagamento di esigenze materiali artificiosamente indotte. Come spesso nelle società decadenti vanno insieme e imperano le ingiustizie e lo scialo, così nelle società in ascesa vanno insieme la giustizia e la parsimonia.

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