Scoz Roberto

Nato a Martignano, vicino alla chiesa, posto che ha influenzato la mia adolescenza fino al 1968.

Partecipo alle lotte studentesche a Trento e a Milano dove termino gli studi nel 1974.
Metto su famiglia e mi costruisco la casa nella cooperazione assieme ad altri 150 soci (ACLI Casa).
Viaggio quando posso e organizzo nel G. S. le Gorghe di Vigo Meano, occasioni di incontro e di svago.

Relazione - Dieci righe e oltre

Sono ormai venti anni che vivo a Vigo Meano – sempre fedele alla collina est, perché sono nato e vissuto a Martignano – ed ancora mi imbatto in qualche persona che mi dice “ma lù den do élo? Nol cognoso…”; ed io rispondo con la stessa frase. Ne ottengo uno stupore ed una reciprocità che ci pone sullo stesso piano.

Sempre di più le nostre comunità si trovano a mescolarsi con gruppi di altri cittadini con i quali si convive nello stesso territorio, nelle stesse case, con le stesse istituzioni, servizi pubblici e non ci si conosce.

Ma il primo concetto che voglio condividere riguarda proprio il passato, le incrostazioni più retrive di alcune nostre comunità. E mi riferisco purtroppo ad episodi che si vorrebbe aver già letto nel passato, ma che non hanno più dignità in una convivenza civile; eppure è per episodi di bracconaggio o di taglio di viti che il mio paese, Vigo Meano, finisce sui giornali. E purtroppo l’omertà su questi fatti li rende simili ad episodi mafiosi. Si resta allibiti, si pensa al ripetersi di vecchi sgarbi avvenuti sicuramente in tempi in cui non eravamo presenti nella comunità in cui viviamo. Ma quanto pesano questi veti mai apertamente proclamati, questi rancori mai sopiti? E questo in particolar modo nella prospettiva di una matura convivenza e non ghettizzazione di chi viene ad abitare nel nostro quartiere, vicino a noi, magari nelle nostre case con i nostri genitori.

E quando tagliano le viti al vicino non penso debba essere un fatto che riguarda solo lui…quel che può aver combinato…ma un fato che disvalora la nostra comunità e che richiede una puntuale denuncia morale, ma anche penale da parte di chi sa. Altrimenti non si cresce.

E arrivo al secondo punto di questi pensieri in libertà!

Faccio parte di una Associazione che si rivolge soprattutto agli adulti, al loro tempo libero, a qualche loro problema di soprappeso; si cerca di star bene insieme creando ai circa duecento soci che partecipano alle nostre attività dei momenti di socialità e reciproca conoscenza. Puntiamo al fatto che niente viene dato gratis e che il superfluo bisogna pagarselo e se avanza qualcosa si cerca di indirizzarlo a chi ne ha bisogno.

Un funzionario del Comune un giorno ci ha convocato per conoscere più a fondo chi siamo, chi sono i nostri referenti, quali sono le nostre attività, i nostri bisogni. La risposta a quali siano i bisogni della nostra associazione, che qui viene ribadita, è: metterci ed avere un aiuto ad essere messi in rete con le altre associazioni, mettere in comune le esperienze, le forze e farci dialogare al di fuori dell’obiettivo sul quale ogni gruppo di cittadini si è ritrovato.

Ora io vedo che l’associazionismo è figlio dei nostri e degli altrui bisogni, della nostra cultura che si deve aprire alle altre culture, di esigenze generazionali – giovani, adulti, anziani – ma è figlio anche di idee che magari nascono, si sviluppano, ma poi tendono a seccare se non trovano la linfa al loro interno o qualche giardiniere che le annaffia. Un ruolo in tutto ciò lo può e lo deve svolgere la buona Amministrazione della città non tanto, lo ribadisco, in termini di aiuto economico, ma in termini di continuo ascolto, di aggregazione, di stimolo, di mettere in contatto le esperienze ed i risultati delle varie associazioni.

E arrivo al terzo punto: il nostro futuro.

In questa argomentazione comunico più a titolo personale e per l’attaccamento che ho a questa collina est al di qua e al di là del Calisio.

Vedo crescere un alto camino, proprio di fronte alla collina est di Trento, nella città di Trento, oltre ai progetti di Busquets e di Piano. Lo chiamano termovalorizzatore, ma quando sarà in funzione il fumo passerà davanti alle nostre finestre. Ha fatto tutto quello che poteva l’Amministrazione Comunale e Provinciale per tutelare noi e il nostro futuro?

Io penso che al di là del referendum – sacrosanta ma non definitiva forma di democrazia, soprattutto quando più della metà degli aventi diritto non si è espressa – e al di fuori di recenti sondaggi telefonici, un po’ faziosi da quel che si è sentito dire, si debba fare di tutto e di più perché non si ipotechi in negativo il futuro nostro e dei nostri figli.

I dubbi più pesanti sono tre:

Quanto il termovalorizzatore inquinerà l’aria, l’acqua, la terra della Valdadige e oltre,

Quanto è azzeccata o dissennata la localizzazione del termovalorizzatore sul fiume Adige,

Quanta fame di rifiuti avrà il termovalorizzatore, simbolo e realtà della nostra società di consumi e sprechi, e quanto invece sarà utile, necessario e doveroso ora ed i futuro il nostro quotidiano differenziare le immondizie, risparmiare le risorse.

Faccia l’Amministrazione provinciale e comunale un patto ed indichi dei parametri di riferimento su questi aspetti (inquinamento, stato del fiume, quantità di rifiuti riciclati ecc.) monitorati e verificati da un’Autorità indipendente e così anche domani si saprà se i nostri amministratori li potremo ricordare con favore o se amaramente ed in ritardo ci dovremo pentire.