Risultati Questionario Integrazione

Chi è l’altro? Come si definisce la sua identità?

Siamo in grado di percepire un’identità nostra e dell’altro che non sia fissa e monolitica, ma aperta a continue contaminazioni e trasformazioni? E l’altro come vede noi, con i quali si relaziona quotidianamente; come vive la sua storia che si intreccia alla nostra, un orizzonte distinto ma forse con prospettive condivise? A fronte di questi interrogativi forse sfuggenti si contrappone la concretezza di una presenza, ormai significativa, che induce a rimettere in discussione argomenti come l’identità, la relazione, il rapporto con il territorio, il senso del rispetto… da qui l’opportunità che l’incontro ci offre per immaginare e schiudere scenari e prospettive inaspettate che altrimenti sarebbero potute rimanere sconosciute.

Con queste premesse nel maggio 2006 un gruppo di volontari dell’Associazione Tremembè di Martignano ha avviato una serie di attività per conoscere il punto di vista degli immigrati sul tema dell’integrazione. Il progetto si inserisce fra le iniziative che l’Associazione ha avviato su questo argomento già dal 2005 quando promosse un’iniziativa per far conoscere le esperienze e buone prassi riproducibili realizzate dalle amministrazioni dei diversi comuni della Provincia in favore degli immigrati .
Il progetto che presentiamo -integrAzione - è nato in collaborazione con Cinformi, con il Consorzio dei Comuni Trentini, con la Cooperazione Trentina e il Forum Trentino per la Pace ed è finalizzato a indagare il grado di soddisfazione degli immigrati e come essi si e ci percepiscono nel processo di interazione con la comunità trentina. Questo obiettivo ha consentito d’altro canto la lettura delle criticità e delle problematiche che ogni immigrato incontra nel proprio vivere quotidiano.ù

 


 Il questionario

Lo strumento scelto è stato un questionario, predisposto da un gruppo di volontari fra cui anche immigrati, in collaborazione con esperti dell’Università di Trento e del Cinformi: l’intento infatti è stato quello di dotarci di uno strumento scientificamente attendibile.
Il testo del questionario, disponibile sul sito web del progetto si compone di 78 quesiti (in prevalenza a risposta chiusa) che interessano cinque settori-chiave del vivere quotidiano (scuola, lavoro, casa, accesso ai servizi, relazioni sociali) in cui ci è sembrato che il tema dell’integrazione fosse di più immediata percezione.

Questionario 254.03 KB 2362

Il progetto originario prevedeva la diffusione dei questionari su tutto il territorio della Provincia di Trento, attraverso l’organizzazione di incontri con le comunità degli immigrati e serate informative. Questo obiettivo è stato rivisto ‘in corso d’opera’ e infine si è optato per una serie di interviste a campione svolte nel corso di tre mesi (febbraio - aprile 2007) agli immigrati presenti negli uffici del Cinformi. La scelta del campione e la metodologia delle interviste garantiscono l’attendibilità scientifica dei risultati.

Va subito detto che le interviste si sono rivelate ben altra cosa dalla mera compilazione del questionario, diventando occasione di dialogo e confronto fra noi e le persone incontrate, mettendo in luce punti di vista e tematiche i cui risultati in parte sfuggono agli schemi delle informazioni raccolte. Ne sono emersi spunti interessanti per riflettere sulla visione del Trentino e dei Trentini da parte di chi proviene da altri luoghi d’Europa e del mondo.

In questa relazione riportiamo in modo sintetico alcune considerazioni, facendo particolare riferimento al tema delle relazioni sociali.
Per una visione complessiva dei dati raccolti rinviamo alle tabelle allegate, disponibili anche sulle pagine del sito www.tremembe.it sono gli immigrati che abbiamo intervistato

Le informazioni raccolte permettono di avere alcune indicazioni di carattere generale sul campione degli intervistati (120 persone).

 


 Anagrafica

Sesso
Uomo - 57,5 %
Donna - 42,5 %

Età
ANNI %
18-25 - 31,4
26-35 - 38,8
36-45 - 23,1
46-55 - 6,6


Le persone di sesso maschile sono risultate di poco (57,5 %) superiori a quelle di sesso femminile (42,5 %) e l’età media si è rivelata piuttosto bassa.
Si tratta in prevalenza di residenti “di medio e lungo periodo” in Trentino: il 45,8 % degli intervistati infatti vive in Provincia di Trento da più di 5 anni. Inoltre la maggior parte di loro gravita sul capoluogo: il 59,8 % degli intervistati vive nel comune di Trento; il 10,4 % in Alta Valsugana, l’8,9% in Val di Non, il 3,7 % in Val di Cembra, il 3,7 % in Valli di Fassa e Fiemme e il 3,4 % nella Piana Rotaliana.
La netta prevalenza delle persone contattate è risultata in possesso di un permesso di soggiorno (69,5 %) o della carta di soggiorno (21,2 %) ha la carta di soggiorno. Questi documenti sono stati ottenuti in larga parte per lavoro dipendente (nel 58,9 % di casi) e per ricongiungimento familiare (16,8 %). Solo il 5,9 % degli intervistati è sprovvisto dei documenti necessari per la permanenza in territorio italiano, mentre il 3,4 % ha dichiarato di aver ottenuto la cittadinanza italiana.

Da quanti anni vivi o lavori in Trentino?
ANNI %
da 0 a 1 - 12,5
da 1 a 3 - 24,2
da 3 a 5 - 17,5
più di 5 - 45,8

Motivo del permesso o della carta di soggiorno
famiglia - 16,8
lavoro dipendente - 58,9
lavoro autonomo - 7,5
studio - 11,2
asilo politico - 2,8
altro - 2,8


Quanto alle aree di provenienza abbiamo incontrato persone originarie della zona balcanica (28,4 %, di cui il 14% rappresentato da albanesi), provenienti dal Nord Africa (21,5 %, con una assoluta prevalenza di intervistati provenienti dal Marocco), nati da genitori residenti nell’Europa dell’Est (19,8 %) con un ampia componente romena, originari del Centro e Sud America (15,7 %), provenienti dall’Africa Subsahariana (7,4 %) e il 6,7 % composto da persone di nazionalità cinese, indiana, filippina e pakistana.
Degli intervistati il 54,8 % è sposato, il 10,8 % divorziato o separato, il 34,2 % non sposato.
All’interno del nostro campione solo il 4,1 % risulta non avere nessun titolo di studio, mentre il 28,1% ha frequentato la scuola dell’obbligo (come intesa nei paesi d’origine), il 50,4 % è in possesso di un diploma di scuola superiore e il 17,4 % ha una laurea o un diploma universitario.

 


 Stato Occupazionale

Sul fronte occupazionale il campione degli intervistati è caratterizzato da un alto numero di lavoratori stagionali (il 42 %). Soltanto un quarto degli intervistati ha dichiarato di avere un lavoro a tempo indeterminato (il 25,5 %) mentre il 14 % risulta disoccupato.
Diverse le professioni svolte: il 59 % degli uomini è operaio e l’11% impiegato nel settore della ristorazione. Tra le donne i lavori più diffusi appartengono alla cura della persona (badanti e operatrici assistenziali corrispondono al 22% delle lavoratrici intervistate) e alla ristorazione (un altro 22%), ed un quarto delle donne che lavorano si occupano di pulizie in vari tipi di strutture.

Indicare la condizione lavorativa attuale
UOMO DONNA
Disoccupato 7,6% - 22,9% - 14,0%
Studente 4,5% - 6,3% - 5,3%
Casalinga 0,0% - 8,3% - 3,5%
Stagionale 45,5% - 37,5% - 42,1%
occupato a tempo indeterminato 30,3% - 18,8% - 25,4%
occupato a tempo determinato 12,1% - 6,3% - 9,6%

Tipo di lavoro
UOMO DONNA
operaio 59,3% - 6,3% - 39,5%
addetto alle pulizie 3,7% - 25,0% - 11,6%
addetto magazzinaggio e custodia 7,4% - 0,0% - 4,7%
impiegato 0,0% - 6,3% - 2,3%
addetto alle vendite (commesso 3,7% - 6,3% - 4,7%
ristorazione 11,1% - 21,9% - 15,1%
artigiano 3,7% - 3,1% - 3,5%
addetti al trasporto 1,9% - 0,0% - 1,2%
lavoro domestico 0,0% - 3,1% - 1,2%
assistente domiciliare (badante) 0,0% - 12,5% - 4,7%
operatore assistenziale 0,0% - 9,4% - 3,5%
altro 9,3% - 6,3% - 8,1%


La lettura dei dati ci consente di tratteggiare un profilo generale del campione delle persone intervistate, profilo che risulta particolarmente significativo alla luce anche delle riflessioni che emergeranno nelle note successive.
Dalle informazioni raccolte emerge un profilo d’immigrato che nella maggior parte dei casi vive da qualche anno nel nostro territorio, possiede un lavoro stagionale o comunque a tempo determinato, beneficia dei principali servizi pubblici (scuola, sanità e sportelli Cinformi) ed è in regola con i permessi e le autorizzazioni per il soggiorno.
Ciò significa, ai fini delle nostre valutazioni, che queste persone possono aver maturato un consistente patrimonio di riferimenti per essere portatori di un’idea di interazione con la comunità trentina basata su un’esperienza pluriennale che può fare riferimento sia all’ambito professionale che socio-culturale.

 


 Relazioni Sociali

 

Il questionario, come detto, affronta cinque settori chiave del vivere sociale: la scuola, il lavoro (con due sezioni, una dedicata ai lavoratori dipendenti e l’altra ai lavoratori autonomi), la casa, i servizi del territorio (biblioteche, servizi sociali, servizi sanitari, amministrazioni), le relazioni sociali. Le riflessioni che seguono riguardano prevalentemente l’ultimo ambito.

Cominciamo col rilevare che il 72% degli intervistati dichiara di frequentare “luoghi di ritrovo dei trentini” al di fuori dell’orario di lavoro.
I locali in questione sono tipicamente i bar (68%), ma vi sono anche altri momenti di incontro ‘significativi’ come le feste di piazza (66%). Gli altri luoghi dove maggiore è la condivisione di un medesimo spazio sono risultati i cinema e i centri commerciali (così il 49,5%)per quanti hanno sostenuto di avere occasioni d’incontro con la popolazione trentina in ambienti extralavorativi.
Se disaggreghiamo i dati operando una distinzioni di genere rileviamo che tanto gli immigrati maschi( 78% ) quanto le femmine (63%) frequentano con una percentuale molto ravvicinata luoghi di ritrovo.

Frequenti luoghi di ritrovo dei trentini?
Si 72,3 - No 27,7

Frequenti luoghi di ritrovo dei trentini?
Uomo - Donna - Media
si 78,3% - 63,3% - 72,0%
no 21,7% - 36,7% - 28,0%

Il 27,5 % del campione degli intervistati afferma di far parte di gruppi o associazioni locali. Questa percentuale di partecipazione ad associazioni riguarda in misura uguale entrambi i generi (per le donne 29% e per gli uomini 26%).

Frequenti gruppi e associazioni dei trentini ?
Uomo - Donna - Media
si 26,4% - 29,0% - 27,4%
no 73,6% - 71,0% - 72,6%


Il 30,5% degli intervistati afferma di fare parte di queste realtà. La presenza maschile è di poco maggiore, 31%, mentre le donne si attestano al 29%.
Le persone più attive risultano residenti in territorio trentino da 3 a 5 anni, ed appartengono ad una fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni.

Quanto detto ci porta a sottolineare che, a fronte di una discreta frequentazione dei luoghi di ritrovo (sette immigrati su dieci), la partecipazione a momenti aggregativi quali associazioni o altri gruppi sociali risulta decisamente inferiore (solo tre immigrati su dieci). Si potrebbe, a questo riguardo, parlare di una ‘diffusa socialità da bar’ che però non porta certo a sentirsi “parte della comunità”. Basti considerare che alla domanda “pensi che gli stranieri vengano discriminati nei luoghi di ritrovo dei trentini”, solo il 43% ha risposto “per nulla”, mentre il rimanente 48% ha risposto “poco” o “abbastanza” e l’8% “molto”.


Pensi che gli stranieri vengano discriminati nei luoghi di ritrovo dei trentini?
molto 8,7 abbastanza 22,1 poco 26,0 per nulla 43,3

La mancanza di momenti di condivisione (all’interno di gruppi e associazioni) è confermata anche dalle risposte ad altri quesiti, dai quali risulta che oltre l’80% degli intervistati è stato “poco” (7%) o “per nulla” (75%) coinvolto in progetti di accoglienza / integrazione.

Sei stato coinvolto in progetti di accoglienza/integrazione
molto 5,1 abbastanza 12,1 poco 7,1 per nulla 75,8

Frequenti i luoghi di ritrovo dei tuoi connazionali: gruppi, associazioni?
Uomo - Donna - Media
si 31,3% - 29,2% - 30,6%
no 68,8% - 70,8% - 69,4%

La scarsa partecipazione non riguarda solo le associazioni di trentini, ma anche le associazioni di immigrati.
Questi dati per altro confermano un trend nazionale che vede l’associazionismo tra e degli immigrati ancora poco diffuso e/o del tutto occasionale.
In particolare, con riferimento alla Provincia di Trento, rileviamo che l’immigrazione è un fenomeno abbastanza recente e gli immigrati si trovano spesso a dover risolvere necessità pratiche prevaricanti: difficoltà sul mercato del lavoro, orari incompatibili, instabilità abitativa ecc. motivi che spesso abbiamo raccolto nel corso delle nostre interviste riassunti in una semplice ma eloquente affermazione: “non ho tempo”.

 


 Rapporto con il Trentino e i trentini

Questo ‘basso indice di socialità’ può incidere negativamente nei rapporti fra trentini e immigrati? Probabilmente sì, anche se è difficile verificare in quale misura ciò avvenga.
Sul punto il questionario ha lasciato spazio a risposte aperte dalle quali emergono episodi di discriminazione apparentemente ‘non gravi’ ma non per questo poco significativi. Si tratta per lo più di casi di violenza verbale (sorti ad es. nel momento in cui veniva parlata una lingua straniera).
Queste situazioni vengono motivate, secondo gli intervistati:
- da un’atavica “paura dell’altro”, una mancata conoscenza che viene da un atteggiamento di chiusura determinato forse dal “timore di perdere la propria identità”;
- dal pregiudizio costante che sottende ogni rapporto (“Se [i trentini] vedono una pelle diversa pensano che vieni da un paese miserabile: l’Africa non è così!”, e ancora: “In quanto nero le persone pensano io sia ignorante, si sentono superiori; c’è un pregiudizio iniziale che condanna la relazione a finire”);
- dal pregiudizio “immigrato=delinquente”, spesso avvertito anche come messaggio che trova supporto anche nei mezzi di informazione (“L'immagine negativa dello straniero è ingigantita dai mass media”). Molti degli intervistati provenienti dal Nord Africa hanno rivelato un cambiamento nell’atteggiamento degli autoctoni dopo l’11 settembre 2001 (“Per colpa di pochi stiamo pagando tutti”), ed in parecchi segnalano che “i reati di pochi determinano il giudizio su molti”.

Più diffusamente è emersa una sensazione di chiusura, rigidità e freddezza da parte dei trentini, percepita ad esempio nel momento dell’incontro tra l’immigrato in cerca di un’abitazione e il proprietario: la quasi totalità degli intervistati che hanno avuto a che fare con il mercato immobiliare si è scontrata con il fatto che “gli italiani non vogliono affittare agli stranieri” e “non si fidano di chi ha una nazionalità diversa dalla loro” ( ).

La sensazione di freddezza emerge anche dalle risposte ad altri quesiti: il 73% degli intervistati infatti percepisce la propria cultura e le proprie radici poco o per nulla valorizzate in territorio trentino.

I trentini conoscono la tua cultura o dimostrano interesse per conoscerla?
molto 10,6 abbastanza 35,4 poco 29,2 per nulla 24,8

La tua cultura è valorizzata nel territorio trentino?
molto 3,4 abbastanza 23,3 poco 34,5 per nulla 38,8


L’assenza di un ‘clima sociale ideale’ non priva gli immigrati della consapevolezza di aver migliorato la propria condizione in Trentino: quasi il 70% degli intervistati infatti lo dichiara espressamente.

In Trentino è migliorata la tua condizione
molto 20,0 abbastanza 48,7 poco 21,7 per nulla 9,6


Questo dato, però, si presta a diverse interpretazioni: infatti sebbene sette persone su dieci dichiarino di aver migliorato in Trentino il proprio benessere economico, alla domanda “in futuro hai intenzione di tornare a vivere nel tuo Paese?” sette persone su dieci rispondono in senso affermativo.
La migliorata condizione economica dunque non sembra sufficiente a far desiderare di rimanere su questo territorio. Ne deriva, in altri termini, che il “benessere sociale” percepito non è ottimale e che il Trentino nella maggior parte dei casi appare lontano dall’essere percepito come comunità ospitale nella quale radicarsi.
Insomma, poste su un piatto della bilancia le condizioni economiche (complessivamente positive) in relazione soprattutto a lavoro, scuola, casa e ai vari servizi che il territorio è in grado di fornire e, sull’altro piatto, la freddezza avvertita nei rapporti sociali, gli immigrati non si sentono parte della comunità locale.
Considerazione che viene corroborata dal dato, sorprendente, che solo il 42%, sarebbe disposto, tornando indietro, a lasciare il Paese d’origine. Insomma non è sufficiente il benessere economico per farsi sentire come comunità ospitale e territorio attrattivo . Tenuto conto di queste premesse è facile anticipare il risultato dell’ultimo quesito “in futuro hai intenzione di tornare a vivere nel tuo Paese?”: il 70% degli intervistati ha risposto in senso affermativo.

Se potessi tornare indietro, lasceresti ancora il tuo paese - Si 46,7%
solo se fossi certo che migliora la mia condizione - 18,7% - No 34,6%

Dopo anni trascorsi nelle nostre fabbriche e nelle nostre scuole, gli immigrati continuano a percepirsi in una situazione critica. Questo dato è emerso anche da alcune domande aperte del questionario: la maggioranza delle risposte fornite ha riguardato l’ambito delle relazioni sociali, in cui è apparsa “deficitaria” la “voglia di interagire” della popolazione trentina, anche se alcune critiche sono state dirette anche a specifiche “comunità di immigrati”.
Spesso si avverte l’esigenza di creare luoghi dove “tutte le culture si possano incontrare” non solo per fare “corsi di lingua, di cucina” ed altri “laboratori”, ma anche per discutere e confrontarsi sulle tematiche più urgenti.
La presenza di persone di origine straniera dentro i luoghi pubblici, dentro gli uffici e le amministrazioni, “dentro ai luoghi in cui vengono prese le decisioni” è un elemento sentito come urgente e necessario.
Feste ed incontri per raccontarsi paiono essere le modalità a cui pensano più diffusamente i nostri intervistati nell’ipotizzare nuovi ed ulteriori contatti tra immigrati e trentini, per permettere il confronto e la conoscenza reciproca, anche se alla base ci deve essere la “volontà reciproca di aprirsi a culture diverse”.

 


 Conclusioni


Un elemento importante nella vita degli immigrati è il tempo speso negli uffici per seguire le pratiche relative alla documentazione necessaria per la loro presenza in Italia. 

Molti casi attestano lungaggini burocratiche e la necessità di fornire informazioni in modo più rapido per poter fronteggiare le numerose cartelle che annualmente vanno compilate. Gli intervistati hanno dunque suggerito nuovi e ben segnalati (“con cartelli in varie lingue anche in stazione”) sportelli informativi per gli immigrati e una più generale richiesta di “semplificazione della burocrazia”.

Per il gruppo di
Francesca Zeni - Michele Cozzio - Armando Stefani

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